Per più ragioni ho l’impressione di riportare oggi le parole di una delle future calciatrici italiane professioniste più forti in difesa che spero che giochi presto anche in Nazionale maggiore, dopo le esperienze nell’Under 17 e nell’Under 19. Utilizzo la parola impressione dato che non sono un osservatore, ma spero di non sbagliarmi perché Chiara Cecotti, difensore nata ad Alzano Lombardo, di Nembro e calciatrice del Como Women nella Serie A Femminile, è bergamasca ed ha delle qualità che da più parti sono ritenute determinanti in una professionista.
Nei video che ho visto e nelle parole di Chiara che ho letto, ho notato esperienza (in Svizzera e Polonia, oltre a quelle nazionali), determinazione, ma soprattutto voglia di fare grandi progressi con le compagne di squadra, mantenendo sempre i piedi per terra. Può capitare che un giocatore o una giocatrice ribalti il risultato con una doppietta o una tripletta o che respinga pressanti attacchi degli avversari o delle avversarie, trasmettendo ancora più sicurezza alla squadra, ma le grandi cose sono compiute da una sinergia di gruppo che porta ad un lavoro di squadra efficace, mettendo persino un underdog nelle condizioni di far male e di cogliere risultati oltre le aspettative. E lo spirito bergamasco, in questo, non è secondo a nessuno.
Fonte foto: Cusa
Il Como Women proviene da una sconfitta maturata al Viola Park, nell’ottava giornata di Serie A Femminile, contro la Fiorentina, allenata dall’ex Mister della squadra lariana, Sebastian de la Fuente. Dopo un primo tempo equilibrato, in cui le calciatrici del Mister Marco Bruzzano hanno respinto due occasioni pericolose a Catena e Parisi, rispettivamente al 24esimo e 25esimo, seguite dalle splendide parate di Maria Korenciova, nella seconda metà di gioco, purtroppo, la Fiorentina segna i tre goal che comunque non oscurano a mio avviso la prestazione del Como Women per i 10 tiri, di cui 6 in porta, il possesso palla al 44% e la precisione nei passaggi al 76%.
È da ricordare inoltre che il Como Women ha rosicchiato 3 punti fondamentali nella vittoria casalinga per 2 a 1 contro l’Inter, nella giornata 6 di campionato.
Una vittoria certamente non di poco conto per la squadra lariana di Marco Bruzzano, trascinatore e portatore della sua solida esperienza nel calcio.
Fonte foto: Cusa
Marco Bruzzano ha cominciato questa esperienza al Como Women in Serie B, da secondo di Mister Sebastian de la Fuente. Entrambi provengono dall’Inter e hanno vinto con le giocatrici della formazione lariana il campionato cadetto all’ultima giornata, cogliendo l’unico risultato finale utile per la promozione in Serie A nella stagione 2021-22. Nel 2022-23, sempre sotto la guida de la Fuente-Bruzzano, il Como Women si è salvato con tre giornate di anticipo e, in questa stagione 2023-24, la squadra ha migliorato la sua posizione rispetto all’anno scorso: al momento, parla da solo il quinto posto con 13 punti in 8 partite; di seguito, il Milan Women a 9 punti, con lo stesso numero di match. Questo significa per il Como Women trovarsi nella poule Scudetto, dopo Roma (24 punti), Fiorentina (19), Juventus (18) e Internazionale (13).
Il quinto posto è l’ultimo ticket disponibile che dà, al termine della Regular Season, la possibilità di affrontarsi, assieme alle altre 4 prime classificate, in un girone con 4 gare di andata e 4 di ritorno, giocandosi lo Scudetto e l’accesso alla Women’s UEFA Champions League, la cui finale 2021-22 è stata disputata all’Allianz Stadium, a Torino, tra Lione e Barcelona, con la vittoria delle francesi per 3-1. Il Barcelona si è poi rifatto l’anno seguente, al Philips Stadion di
Eindhoven, in Olanda, battendo il CFL Wolfsburg per 3 a 2.
Chiara veste la maglia del Como Women dalla stagione 2021/22, avendo vissuto così l’esperienza della promozione in Serie A e sicuramente i valori fondanti del Club “Fede. Amore. Lavoro. Tolleranza. Perseveranza. Disponibilità”.
Ciao Chiara. Indossi la maglia 14 nel Como Women. Questo numero ha un significato per te?
Indosso il numero 14 in Italia da quando è stato possibile scegliere il numero. Allora lo scelsi perché quando non era ancora possibile farlo feci il mio esordio con la prima squadra in Supercoppa italiana, il primo gol in serie A e l’esordio in nazionale con il 14 e da lì non l’ho mai cambiato.
Come è nata, prima di iniziare a giocare con la squadra del tuo paese, la scelta del calcio fra tutti gli altri sport e a quali professionisti ti ispiri?
Mio papà ha sempre giocato a calcio e quindi ha portato questa passione in famiglia e con mio fratello e i miei cugini abbiamo sempre condiviso questa passione nei campetti e giardini del paese. Da piccola provai qualsiasi altro sport ma nessuno lo sentivo “mio” finché mio fratello iniziò a giocare a calcio e iniziai insieme a lui.
Puoi raccontare un momento particolare in cui la squadra del Como Women si è trovata in difficoltà e questo è stato superato grazie alla determinazione?
Se mi si parla di determinazione, perseveranza e difficoltà c’è sicuramente un periodo che mi viene in mente che racchiude benissimo tutto questo. Era marzo, l’anno della serie B, ci trovammo da prime in classifica fino a un mese prima a seconde a -8 punti dalla prima e mancavano solo 10 partite alla fine. Mi ricordo ancora come se fosse ieri, eravamo in cerchio in mezzo al campo, giocatrici e staff, ci guardammo in faccia, il Direttore Sportivo ci chiese se fossimo disposti a lottare fino alla fine del campionato e di vincere tutte le partite che mancavano e alla fine le vincemmo tutte e anche il campionato. Era una cosa che non dipendeva solo da noi ma il nostro obiettivo era “solo” quello di vincere tutte le partite e alla fine il nostro coraggio, la nostra determinazione e la nostra forza di volontà ci ha ripagato alla grande.
Marta Viera da Silva, calciatrice professionista brasiliana, è stata la donna che ha cambiato il calcio. Ha lottato in Brasile contro dei pregiudizi che si basavano sull’incompatibilità del calcio “con le condizioni della natura femminile”, ritenendolo addirittura “dannoso alla salute” per le donne. Nel 1983, 3 anni prima della nascita di Marta, il calcio venne legalizzato anche per le ragazze, ma il buonsenso divenuto legge di Stato non evitò che continuassero per qualche tempo i pregiudizi nei confronti delle donne.
Alla fine dell’ottavo di finale del Mondiale 2019 tra Brasile e Francia, Marta pronunciò un discorso motivazionale eccezionale, dicendo, ad un certo punto, “That’s the most important thing: cry in the beginning so you can smile at the end”, piangi all’inizio per sorridere alla fine.
Che molla fa scattare, fuori e dentro il campo, un esempio come questo?
È il miglior cartellino rosso agli stereotipi di genere e un goal che vale la sensibilizzazione nel mondo del calcio femminile?
Il calcio femminile è cambiato molto rispetto a una decina di anni fa ma purtroppo ci sono ancora troppe persone che entrano in società femminili e si comportano da veri e propri dilettanti. Spero che con gli anni, con la determinazione e gli sforzi giornalieri di tutti noi che vogliamo far crescere questo movimento, migliori ancora e ci siano altri passi avanti.